Nazionalizzare l’Ilva?

Bersani in confronto era un vero privatizzatore

In una intervista al “Corriere della sera” di domenica scorsa, Massimo D’Alema ha spiegato che il modello del new labour blairiano fu utile a traghettare la società dell’est uscita dal disastro del socialismo reale. Questo quando, in Europa occidentale si crearono non pochi scompensi, visti i risultati non incoraggianti delle privatizzazioni, e le modifiche prodotte nel mercato del lavoro e del sistema pensionistico, alla base di tante difficoltà di oggi. Questione affascinante, perché in effetti quello che in Inghilterra ebbe successo con il primo governo Blair, tanto da assicurargli altri due mandati, in Italia, con solo un anno e mezzo di governo D’Alema, fallì miseramente. Trattandosi di storia di 15 anni fa, il buon Renzi non è che poi debba essere così interessato a seguire o rivendicare una qualche continuità con la terza via di Blair. Ma l’impressione è che non sappia esattamente di cosa si tratti. Nella storia succede anche questo, come diceva Marx, la storia la si fa, ma non che poi si conosca la storia fatta. Per cui accade che D’Alema lamenti come il neo liberismo dell’attuale governo, presunto epigono di un blairismo lontano, non sia a conoscenza delle tesi correnti di Krugmann e Piketty che segnano il secondo decennio delsecolo e quindi l’attualità. Eppure a leggerlo Piketty – Krugmann è americano lasciamolo stare in pace per questa occasione tutta continentale - non presenta teorie di innovazione straordinaria. Per avere più tasse e più Stato, mica c’era bisogno di scrivere una seconda storia del capitalismo di quasi ottocento pagine, bastava Bertinotti. E Renzi,da parte sua non avrà letto Piketty, ma neppure sembra questo continuatore di Einaudi o di von Hayek. Perché se i privatizzatori dell’economia pubblica sono stati D’Alema e Bersani, poveri noi, Renzi è ancora più prudente, anzi. Il premier vorrebbe far comprare l’Ilva allo Stato e nel caso rivenderla. Beata innocenza. Ammesso che lo Stato sia in grado, con i debiti che lo sovrastano, di rilevare l’Ilva e gli impegni di risanamento ambientale che le competono, il governo disporrebbe poi di un management all’altezza di gestire tutto questo? Perché è lo stesso premier a dire di non volere lo Stato possessore dell’industria pesante, e meno male, solo Ambrogio Puri fu in grado di gestire con successo l’Italsider,dopo Ambrogio Puri le cose sono sempre andate peggiorando. Siamo in grado oggi di gestire un’esperienza così complessa, l’esperienza del mancato quinto centro siderurgico e degli enormi costi a vuoto sostenuti ci dovrebbe insegnare qualcosa. Non vorremmo che poi lo Stato fosse costretto a vendere un’azienda svalutata, proprio come è accaduto ad Alitalia, per evitarne il fallimento. L’industria pubblica fu formidabile ai tempi di Menichella, che Renzi nemmeno conosce, più discutibile in quelli di Prodi,disastrosa in quelli di Nobili. Quando l’Ilva tornò ai privati le condizioni che trovò furono tali da comprometterne la competitività per diversi anni ed anche questo si rischierebbe. Il colmo dei colmi, sarebbe che dopo aver incontrato Blair il governo Renzi si proponesse di diventare il padrone del vapore, arrivando a possedere aziende che nessuno in Italia si era mai più sognato di rilevare.

Roma, 2 dicembre 2014